Doomscrolling: cos’è e perché evitarlo
Tendiamo spesso a trastullarci tra le cattive notizie del nostro feed. Ma attenzione: i tuoi investimenti possono risentirne.
Ci hai fatto caso? Gli ultimi anni ci hanno regalato tutta una vasta gamma di neologismi social. Siamo passati dal semplice “googlare”, nato praticamente con lo stranoto motore di ricerca, a “instagrammare”, “twittare”, “whatsappare”, per non parlare dei vari “tiktoker” e “youtuber”.
Chiunque di noi abbia accesso ad almeno un social da pc o dispositivo mobile (tablet o smartphone), poco ma sicuro passa parte della sua giornata a “scrollare”. Cosa vuol dire? Vuol dire che scorre la pagina verso l’alto o verso il basso – con il mouse o con il dito – per rendere visibili le parti che più interessano.
E fin qui, ok. Solo che in certi casi lo scrolling può cedere alla cupezza e diventare “doomscrolling”. E non è un bene, né per la salute né per il portafoglio. Vediamo perché.
Cos’è il doomscrolling e perché non fa bene
“Doomscrolling” è una parola composta: nasce dal connubio tra “doom”, termine inglese che possiamo tradurre con “destino infausto”, e “scrolling”, lo scorrimento delle pagine web e mobile. Il dizionario Merriam-Webster ha già coniato una definizione per questa attività, definendo così il “doomscrolling”.
“Tendenza che porta a navigare tra – o a scorrere – le cattive notizie, anche se queste sono tristi, scoraggianti o deprimenti”.
Non solo: Oxford Dictionary l’ha inserita tra le parole dell’anno del 2020.
Perché indugiamo in un’attività così poco gratificante?
Per rispondere, dobbiamo addentrarci nei meandri della nostra mente e spiegare che lo facciamo perché, in alcuni casi, è semplicemente più forte di noi. Come spiega la dottoressa Elisa Morrone, psicologa e psicoterapeuta del centro Psico Medical Care di Humanitas, con la pandemia di Covid-19 è scattata – o si è acuita – in noi un’ansia che ci ha spinto a monitorare quasi ossessivamente le notizie per avere aggiornamenti e, soprattutto, rassicurazioni.
Ma attenzione: ognuno di noi ha una sua maggiore o minore predisposizione all’ansia. Chi tende a soffrirne di più è più propenso a mettere in atto strategie – efficaci o meno – per aumentare il proprio senso di controllo sugli eventi. Per esempio: se mi informo sul numero di contagi di questa settimana, potrò farmi un’idea di cosa mi aspetta e capire se ha senso oppure no continuare a indossare la mascherina nei luoghi affollati, in modo da ridurre il rischio di ammalarmi. Più mi informo, più sarò pronto a parare i colpi della malasorte: il sottotesto è un po’ questo. In casi come questo, però, si rischia di sviluppare una vera e propria “dipendenza” dalle cattive notizie.
Fin qui, l’aspetto psicologico. Ma il doomscrolling è alimentato pure dalla natura degli algoritmi che sono alla base dei social network. Se l’algoritmo riscontra che tu ti soffermi molto su un certo tipo di contenuto, tenderà a proporti contenuti della stessa natura. Ti piacciono i gatti? Eccoti tanti bei gattini. Ami i motori? Motori a go-go. Ti interessa l’attualità? Guarda le ultimissime sulla pandemia, sul cambiamento climatico o sulla guerra in Ucraina (tanto per citare tre temi caldissimi).
Doomscrolling e investimenti: un mix che non funziona
E veniamo a noi. Date le premesse, riesci a immaginare quale effetto potrà mai avere la dipendenza dalle cattive notizie su chi investe? Esatto: può provocare spaesamento e incertezza e compromettere la fiducia nelle strategie di lungo periodo.
È tipicamente vittima di doomscrolling chi controlla spesso – quotidianamente o anche più volte al giorno – l’andamento del suo portafoglio d’investimento, specialmente nelle fasi di mercato più “intense” e volatili, un po’ come quelle che abbiamo avuto davanti ai nostri occhi negli ultimi tre anni. Le ragioni per stare sul “chi va là” ci sarebbero anche: un portafoglio, così come un indice di mercato, può subire oscillazioni importanti nell’arco delle circa sette ore che intercorrono tra l’apertura e la chiusura della Borsa. Ma ha senso stare sul “chi va là”? No, perché incoraggia comportamenti sbagliatissimi. Per esempio, il disinvestimento o il mancato investimento.
Insomma, il doomscrolling va evitato. Ma come? Il primo passo è riconoscerne i sintomi. Ti proponiamo, a riguardo, un test velocissimo.
- Quante volte hai controllato l’andamento dei tuoi investimenti oggi?
- Cosa compare nella tua cronologia delle ricerche? Solo cattive notizie?
- Scrolla la pagina di un social a caso: quali suggerimenti ti appaiono? Gattini e cagnolini, ricette di cucina o news di attualità?
Lato investimenti, quello che noi ti suggeriamo è di tenere il più a lungo possibile le distanze dal terminale. Dopotutto, a differenza dei trader, gli investitori sono impegnati a medio-lungo termine: quel che succede minuto per minuto importa poco. Questo atteggiamento può aiutarti a trovare tranquillità e concentrazione.
Consulenza e pianificazione sono l’antidoto migliore
Ovviamente, aiuta molto anche mettere correttamente a fuoco gli obiettivi da raggiungere e preparare di conseguenza un piano finanziario. Soprattutto se sei il tipo di persona che rischia di farsi sopraffare dalle brutte notizie. E non dimenticare che hai una carta da giocare: la consulenza del tuo Financial Coach, che potrà sempre intervenire per spiegarti come rimettere tutto nella giusta prospettiva.