Digitalizzazione e decisioni di investimento: esiste un legame?
Un recente studio della Banca d’Italia ci dice che la propensione a investire dipende soprattutto dal reddito e dal livello di conoscenze finanziarie.
Competenze digitali e conoscenze finanziarie: quanto influenzano le scelte d’investimento e risparmio? E quale impatto hanno sull’atteggiamento verso i metodi di pagamento digitali e tutto il mondo Fintech? A porsi queste domande sono tre economisti della Banca d’Italia che, in un recente paper, cercano di indagare il legame tra l’utilizzo delle nuove tecnologie, l’alfabetizzazione finanziaria e il comportamento degli italiani in ambito finanziario.
Le competenze digitali non bastano
Le conclusioni? Be’, ovviamente sia le competenze finanziare sia quelle digitali giocano un ruolo: sono infatti “fondamentali nel plasmare i comportamenti e le attitudini finanziarie, comprese quelle verso i servizi digitali finanziari”.
Tuttavia, vanno fatte alcune importanti precisazioni. Perché se è vero che le competenze digitali completano quelle finanziarie, aiutando le persone a gestire il proprio budget, controllare le spese e risparmiare denaro alla fine del mese, è anche vero che non influenzano le decisioni d’investimento.
“È una nuova evidenza del fatto che la decisione di investire è un’attività complessa che richiede un alto grado di conoscenza finanziaria, mentre le competenze digitali, da sole, aiutano poco.”
Questa la riflessione degli economisti. Insomma, in materia di investimenti, la digitalizzazione conta ma non conta così tanto. La propensione a investire dipende infatti principalmente dal reddito e dal livello delle conoscenze finanziarie.
Italiani, un popolo di risparmiatori
Seguici con attenzione perché entriamo nel dettaglio del sondaggio realizzato da Banca d’Italia. La prima fase delle interviste è stata condotta nel dicembre 2019 e ha coinvolto 2.020 persone; la seconda risale al dicembre 2021 e ha riguardato un campione di 2.001 individui. Un dato interessante che emerge dai risultati del sondaggio è che gli italiani sono fondamentalmente risparmiatori ma non investitori.
Mentre circa il 60% degli intervistati dichiara di risparmiare una certa somma, variabile o fissa, alla fine del mese, solo il 30% investe in asset reali o finanziari. Inoltre, la percentuale di persone che dice di essere in grado di risparmiare è piuttosto elevata a ogni livello di educazione finanziaria, al contrario della propensione a investire, che aumenta al crescere dell’alfabetizzazione finanziaria.
Per esempio, tra chi dichiara di non avere nessuna conoscenza in materia, il 32% ha detto di risparmiare ma solo il 27% di investire. Questo mentre ben il 76% dei risparmiatori con un alto grado di conoscenza finanziaria decide di investire.
Identikit del risparmiatore e dell’investitore
Nello studio si legge che la probabilità di risparmiare cresce all’aumentare delle competenze digitali, mentre quella di mettere da parte poco o niente diminuisce. La propensione a risparmiare cala poi con l’età e sale di pari passo con la ricchezza, il reddito, con la conoscenza finanziaria e con il livello di istruzione.
In altre parole, le persone più istruite e meglio posizionate in termini di ricchezza e reddito hanno una maggiore probabilità di mettere da parte qualcosa alla fine del mese. Sul fronte dell’investimento, ciò che conta è la conoscenza finanziaria: le persone più istruite e quelle con redditi più alti sono anche quelle che investono di più.
Competenze digitali e finanziarie non si sovrappongono
Le persone con maggiori conoscenze finanziarie sono soprattutto uomini. Si tratta poi tendenzialmente di individui più indipendenti finanziariamente, più ricchi, sposati o divorziati e con alti livelli di istruzione. Anche le competenze digitali sono più diffuse tra gli uomini piuttosto che tra le donne.
Tra gli intervistati, le persone più giovani, quelle più benestanti e quelle con maggiori competenze finanziarie sono anche quelle che hanno più probabilità di essere esperte nell’ambito digitale. Tuttavia, digitalizzazione e finanza non si sovrappongono: nel complesso, solo l’8,68% di chi ha competenze digitali reputa di avere anche un alto livello di conoscenze finanziarie.
Infine, gli economisti della Banca d’Italia registrano un significativo divario di genere. Le donne tendono a investire di meno e sono anche meno favorevoli ai metodi di pagamento tracciabili. Un risultato che appare in linea con numerosi studi che mostrano come le donne tendano a essere più avverse al rischio degli uomini.
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