Crisi del carburante, cosa succede in UK?
Nel Regno Unito post Brexit c’è carenza di autotrasportatori. Così alcuni distributori sono rimasti a secco di carburante ed è scattata la corsa al rifornimento
Se tutto il Vecchio Continente è stretto nella morsa di una crisi energetica che sta facendo schizzare alle stelle i prezzi di luce e gas, nel Regno Unito le cose vanno persino peggio: la scarsa disponibilità di carburante ha spinto alcune pompe di benzina a chiudere, scatenando il panico tra gli automobilisti che, per giorni, si sono accalcati nei distributori rimasti aperti per assicurarsi il prezioso “pieno”.
Benzinai a secco di carburante
Scene da film apocalittico, insomma, con tanto di gente che riempiva di benzina vecchie bottiglie d’acqua e persone che si strappavano di mano la pompa per poter fare rifornimento per prime.
Inizialmente, il problema era abbastanza circoscritto, con solo pochi distributori rimasti senza scorte. Ma poi ci si è messo il panico: con il diffondersi della notizia delle prime chiusure, tra gli automobilisti è scattata la corsa al rifornimento. Che chiaramente ha peggiorato la situazione, perché i distributori, già in difficoltà, sono stati travolti da un’ondata di domanda a cui non sono riusciti (almeno non tutti) a far fronte. E più i distributori rimanevano senza carburante, più gli automobilisti accorrevano a fare benzina. Il classico gatto che si morde la coda.
Nel momento in cui scriviamo, la crisi dura da oltre una settimana e finalmente inizia a vedersi qualche segnale di miglioramento. Anche grazie all’intervento del governo britannico, che ha chiesto alle forze dell’esercito di contribuire a consegnare carburante presso le stazioni di benzina.
E petrolio alle stelle
Ora però a preoccupare gli automobilisti potrebbe mettercisi un altro bel problema: il caro-benzina. A causa della corsa dei prezzi del petrolio, che in settimana hanno superato gli 80 dollari al barile, fare il pieno, anche una volta superata l’emergenza scorte, costerà sempre di più. A lanciare l’allarme è la Rac (un’azienda britannica di servizi automobilistici), che evidenzia come sia la benzina sia il diesel abbiano già raggiunto prezzi che non si vedevano dal 2013 e si stiano avvicinando a passo spedito verso il record di tutti i tempi toccato ad aprile 2012. Tutto lascia presagire che ci arriveranno: stando alle previsioni di Goldman Sachs, il petrolio supererà i 90 dollari al barile entro Natale.
Da dove è partita la crisi del carburante?
Sostanzialmente, si è trattato di una difficoltà logistica: nel paese mancano migliaia di autotrasportatori che portino il carburante ai distributori.
Se ti stai chiedendo perché mai ti stiamo raccontando di una crisi, in via di risoluzione per giunta, che riguarda il Regno Unito, eccoti la risposta: te ne parliamo perché, in realtà, il problema è molto più ampio e rischia di colpire altri settori dell’economia – in questi giorni, per esempio, sta riguardando le farmacie, dove i rifornimenti cominciano a scarseggiare a causa di problemi logistici. Questo è legato in parte alla Brexit, anche se il governo insiste a ribadire il contrario.
Le implicazioni della Brexit
Lo spiega bene un articolo del Post. Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, decine di migliaia di autotrasportatori europei hanno lasciato il paese, e le regole severe sull’emissione dei visti imposte dal governo britannico dopo Brexit hanno impedito di rimpiazzarli. Ora, per cercare di risolvere il problema, il governo ha annunciato che concederà visti temporanei agli autotrasportatori che vorranno lavorare nel Regno Unito fino alla Vigilia di Natale, ma, a quanto pare, la proposta è stata giudicata insufficiente.
A dirla tutta, il problema legato ai visti sta provocando carenze di lavoratori anche in altri settori, come per esempio negli allevamenti e nell’industria di lavorazione della carne. E nei prossimi mesi, con il Natale che darà una spinta ai consumi, le cose potrebbero peggiorare: secondo quanto riferito da un analista al Times, man mano che le feste si avvicinano potrebbero mancare prodotti alimentari, elettronica di consumo, giocattoli e altro. Insomma, sembra che gli effetti di Brexit inizino davvero a farsi sentire.