Btp Futura 2, né flop, né grande successo: perché?
Btp Futura 2: la raccolta della nuova emissione si è fermata a circa 5,7 miliardi di euro, contro 6,13 miliardi dell’edizione estiva
Ne avrai sentito parlare in questi giorni: il Tesoro ha lanciato la seconda edizione del Btp Futura, un’obbligazione con scadenza nel 2028 riservata esclusivamente agli investitori retail, i cui proventi saranno utilizzati per fronteggiare le conseguenze della crisi innescata dalla pandemia.
Un momento complesso.
Il titolo di Stato dei “piccoli risparmiatori” è stato in collocamento dal 9 al 13 novembre 2020, ma non è riuscito ad eguagliare il suo predecessore in termini di raccolta, complice una congiuntura particolare che ha frenato il mercato obbligazionario proprio la scorsa settimana. La raccolta del Btp Futura 2 si è fermata a circa 5,7 miliardi di euro, contro 6,13 miliardi dell’edizione estiva. Non un flop, ma neppure un grosso successo.
Va detto che, proprio nella prima giornata di collocamento, a rompere le uova nel paniere è arrivato l’annuncio che il vaccino sperimentale di Pfizer e BioNTech è risultato efficace nel 90% dei casi, più del 50% minimo richiesto dalle autorità americane per ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio. La notizia ha portato con sé uno slancio di ottimismo, spingendo gli investitori verso l’azionario, a discapito degli asset meno rischiosi, tra cui proprio i titoli di Stato.
Senza considerare che, visti i chiari di luna – nel bel mezzo della seconda ondata di contagi da covid, con tutte le incertezze, economiche e non, che ne conseguono – molti investitori potrebbero non sentirsela di immobilizzare liquidità di qui ai prossimi otto anni.
Contingenza a parte, il funzionamento del Btp Futura “bis” replicava perfettamente quello della prima versione (ma con una durata inferiore, otto anni anziché 10). L’idea di base, lo abbiamo accennato, è finanziare il nostro debito – e sostenere un’economia disastrata – attraverso le risorse dei piccoli risparmiatori italiani, tipicamente parcheggiate su conti correnti e conti deposito.
Per incentivare gli italiani all’acquisto del nuovo Btp, il Tesoro ha promesso rendimenti cedolari crescenti, più un “premio fedeltà” tra l’1 e il 3% agganciato alla crescita del Pil per chi manterrà il titolo fino a scadenza. Una scommessa sulla crescita futura, insomma, da cui il nome dell’emissione.
Come funziona?
Il meccanismo si chiama “step up”: in pratica, la cedola rimarrà stabile per i primi tre anni, per poi salire di un primo “gradino” nei tre anni successivi e compiere un ulteriore “salto” negli ultimi due anni di vita del titolo. Nello specifico, il rendimento è stato fissato allo 0,35% fino al terzo anno, allo 0,6% dal quarto al sesto e a ll’1% dal settimo all’ottavo anno. Il rimborso è programmato per il 17 novembre 2028.
Non sono tassi stellari – del resto le condizioni di mercato sono quel che sono – ma i rendimenti dovrebbero essere mediamente superiori a quelli dei titoli di pari scadenza quotati sul mercato – ed è sicuramente meglio di tenere i risparmi fermi sul conto.
Anche perché, oltre alle cedole crescenti, c’è in palio il premio fedeltà, per chi “resiste” per tutti e 8 gli anni di vita del titolo. Sarà pari alla variazione media annua (in percentuale) del Pil nominale italiano, calcolata dall’Istat sul periodo di vita del titolo e, comunque, entro la forchetta 1%-3%. Nella speranza che l’Italia torni a crescere.
Quanto alla tassazione, si continuerà ad applicare l’usuale aliquota agevolata sui titoli di Stato pari al 12,5% sul rendimento e l’esenzione dalle imposte di successione come per gli altri Buoni del Tesoro Pluriennali. I dealer dell’operazione sono stati Imi- Intesa Sanpaolo e Unicredit, i co-dealers Banca Akros e Banca Sella.
Ma conviene?
Ti stai chiedendo se una simile emissione abbia senso per un investitore? Inutile negarlo, il panorama dei tassi è cambiato rispetto a qualche mese fa – quindi anche rispetto a quando è stato lanciato il primo Btp Futura. La nuova emissione offre rendimenti oggettivamente bassi, a cui va ad aggiungersi il premio fedeltà che, nell’ipotesi più rosea (in cui si arrivi cioè al 3%) sarà pari a circa lo 0,375% annuo.
Quindi? Un punto a favore, da non sottovalutare, è sicuramente la liquidità: le emissioni governative sono scambiate sui mercati secondari in misura consistente, ogni giorno e sono facilmente acquistabili e facilmente vendibili. Significa che, volendo, si può sempre decidere di vendere il titolo prima della scadenza, cercando di monetizzare una plusvalenza e rinunciando a premio e cedole crescenti.
Però va detto: nell’attuale scenario, il Btp Futura 2 renderà probabilmente meno del suo predecessore. Oggi un Btp decennale offre lo 0,7%, circa la metà di quel che offriva a luglio, scrive il Corriere.it. Mentre il Btp con otto anni di vita residua paga a scadenza lo 0,58% lordo.
Nuova emissione in dollari.
Intanto il Tesoro è già al lavoro per un’altra emissione obbligazionaria, questa volta denominata in dollari e con scadenza febbraio 2026 a cui affiancare eventualmente un secondo Btp sempre in dollari con scadenza nel novembre 2050. Il mercato di riferimento sarà composto da controparti qualificate, professionali e anche retail.
L’Italia è tornata ad emettere obbligazioni in dollari nel 2019 per la prima volta dopo quasi un decennio. Lo ha fatto con titoli a 5, 10 e 30 anni, i quali si sono aggiunti a quelli ancora circolanti sul mercato secondario ed emessi con scadenza nel 2023 e nel 2033. La nuova emissione potrebbe avvenire già questa settimana.